Magda Minotti
Maggio è…
Maggio, forse, prende il nome dalla dea romana Maia, madre di Mercurio. Nel calendario romano, quello detto di Romolo, era il terzo mese dell’anno che allora, iniziava il I marzo ed aveva dieci mesi.
Nel 153 a.C, maggio divenne il quinto mese dell’anno, formato da dodici mesi e che iniziava il 1° gennaio.
…I Maggio
- la “Festa dei Lavoratori” voluta da una deliberazione del Congresso socialista del 1889 che Ancor oggi è celebrata in quasi tutto il mondo;
- la “Festa del lavoro cristiano” istituita nel secondo dopoguerra (1955) da Pio XII° dedicandola a san Giuseppe artigiano, in contrapposizione a quella del lavoro, mondiale e laico.
Nei paesi cattolici, quindi, il primo maggio assume un aspetto duplice, quasi un “matrimonio” tra ricorrenza laica e festa cristiana.
- Maggio rappresenta la fecondità della natura e per il primo giorno del mese i giovani coscritti erano impegnati a “plantâ il mai”, un albero vigoroso, in genere un olmo, nella piazza del paese.
L’albero rappresentava la forza del rinnovamento e del rinvigorimento non solo della natura, ma anche del genere umano e, quindi, della comunità.
I giovani coscritti, appunto, erano
Il simbolo della forza, della la ricchezza, della risorsa del paese.
“Plàntin il maj i zovanoz de vile:
po par mostraj l’amôr a la pulgete,
tegnin consei pe solite scjarnete”
(Piani ”Maggio d’amore”)
Tra i giovani vigeva, infatti, un’altra usanza: quella di salutare il mese simbolo di giovinezza ed ardore, ponendo un ramo fiorito sulla porta della propria innamorata.
Era il modo per dichiarare il proprio amore o per indicarne la fine.
Sia nel primo caso “la scjarnete”, sia nel secondo “la purcite”, il tipo di rami, fiori, vegetali o addirittura letame, cenere… assumevano, con il loro linguaggio simbolico, un significato ben preciso.
“Al mi à dade la purcite,
l’ai cjapade cun onôr;
‘l a crodût di fami stizze,
al mi à fat un gran’ favôr”
(Leicht “Prima e seconda Centuria di canti popolari)
… mese della Madonna
Nel 1796 il gesuita Annibale Dionisi scrisse un opuscolo, “Il mese di Maria o sia il mese di maggio consegrato a Maria coll’esercizio di vari fiori di virtù”, in cui stabiliva che questo mese doveva essere dedicato alla Vergine.
E affinchè a Maggio si praticasse davvero il culto mariano con la recita del rosario propagata da san Domenico, il gesuitasi adoperò presso i più alti prelati dell’episcopato italiano.
Riuscì nel suo intento e ancor oggi, in questo mese nelle chiese si recita quotidianamenteil santo rosario.
In questo periodo, fino a non molti decenni fa, si praticavano i tradizionali “Fioretti di Maria”.
Si trattava di rinunce fatte per devozione o di piccoli voti di sacrificio, fatti in nome della Madonna alla quale poi, venivano offerti con profonda devozione.
I fioretti li aveva “inventati” nel 16° secolo san Filippo Neri, che a maggio si incontrava quotidianamente a pregare con i giovani, davanti all’immagine della Vergine.
… mese delle rose
Nella nostra tradizione, le rose avevano significato sia positivo, sia negativo.
La rose-di Mai , o Rose- di- chine, era usata contro il malocchio.
Si credeva, invece, che la rosa canina (Garoful di strie, Rose selvadie, Picecûl) fosse usata dalle streghe per le loro… malie.
I nostri vons, comunque, ne usavano le radici per combattere la rabbia, naturalmente, quella dei cani!
Forse da qui...canina.
“Maj ti saludi cul sprofum ch’e met
fûr la nature che cun te si svèe,
cul butulut ch’al va formant la fuè
e la rosute in miez come un mazzet”.
P.Piani.: “Maggio d’Amore”
“Se un frutin ti bagne,
e je aghe di rosis!”
“Al è fresc come une rose:
un butul di rose!”
ma anche:
“Dutis lis rosis ‘e van in fen!”
… mese degli asini
…proprio così!
E il suo raglio da richiamo amoroso, era talmente “potente” che a maggio, unendosi a richiami di altri simili, provocava un coro frastornante.
E i mus in amôr , divenivano a Maggio, ancora più stupidi e cocciuti.
“Aio di fâ un frut?
Co al cîl i plâs…
Co al nas in Mai,
…mi … adatarai !”
Avere un figlio in maggio, quindi, non era il massimo.
Ci si sarebbe, comunque, affidati alla Provvidenza divina perché:
“Dio vede e Dio provvede”
Si sa che per i nostri vons non era certo una disgrazia avere un figlio non intelligente, roc, dal ciâf di mus, che avrebbe accompagnato a passon lis ocjis o fatto altri lavori in cui non era di certo necessario essere.. svelt.
E l’integrazione di queste persone era, nei nostri paesi, effettivamente reale.
”Miôr un mus vîf, che un dotôr muart”
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