Stelle cadenti: le emozioni
“San Lorenzo dei martiri innocenti
piove dal ciel carboni ardenti”
“A Sant Lurinç
va a stelis cul cuinç”
Nelle notti agostane, quella della caduta delle stelle coincide, per tradizione, con la notte di San Lorenzo (1), ancora oggi ricordata per la sua magia.
Stelle cadenti, strisce di luce in cielo, che brillano anche per meno di un secondo: spettacolo pirotecnico unico, stupendo, silenzioso, offerto dalla natura agli uomini.
Esplodono dalla mezzanotte circa, sino all’alba, lasciando una scia luminosa nella quale si ripongono desideri, emozioni, speranze.
La mente, ancor oggi, fantastica liberamente quando, pensando al concretizzarsi di rosei futuri di sogno, con il naso all’insù, si scruta la volta infinita del cielo al quale ci si rivolge con un: ”Stella, mia bella stella, desidero che...”
E la stella che prima o poi cade, si trasforma in uno scrigno di desideri segreti…
Così, stesi su un prato, in bocca un filo d’erba che le labbra muovono a mo’ di antenne di grillo, liberiamo la mente guardando nel profondo, infinito blu.
Adulti e bambini si abbandonano in fantastici voli in cui la mente ed i sentimenti umani cercano ancora un aggancio alla speranza.
Emozioni irripetibili, veramente irripetibili.
Non trovo, inoltre, parole per esprimere quanto suscita in me questa poesia legata, in qualche modo alla notte magica di San Lorenzo.
Tenere, profonde, intense emozioni: universali sentimenti che non hanno età.
GNOT D’AVOST
La gnot ‘e jere fluride di stelis
e i prâz di avostans
e nô rimìz te jarbe vive
si sin piardûz tal cîl; o jèriel prât?
Adasi ‘o vin fumât
un spagnolet in doi, e si taseve.
Frute, une gnot compagne
‘e nas ogni mil agn.
Alessandro Secco,
alias Sandro dai Juris
traduzione:
Notte d’Agosto
La notte era fiorita di stelle
e i prati di grilli
e noi nascosti nell’erba viva
ci siamo persi nel cielo; o era prato?
Lentamente abbiamo fumato
una sigaretta in due, e si taceva.
Bambina, una notte così
nasce ogni mille anni.
NOTE (1) = Siamo nel 3° secolo d.C. e a Roma regna l’imperatore Valeriano.
Lorenzo , spagnolo di Osca, è nominato arcidiacono dal papa greco Sisto II° che gli affida i proventi delle collette fra i cristiani, danaro da distribuirsi ai poveri.
Papa Sisto II°, catturato mentre celebra la messa nelle catacombe di san Callisto, viene decapitato il 6 agosto del 258 assieme a Felicissimo e ad Agapito.
Lorenzo, dopo la morte del pontefice, è a sua volta catturato con lo scopo di consegnare a Valeriano il “tesoro” di cui è in possesso.
Il prigioniero, rivolgendosi all’imperatore al quale indica i poveri presenti, dice:
”Eccoli i nostri tesori che non diminuiscono mai e si trovano sempre e in ogni luogo”.
Per l’”arroganza” dimostrata da questa frase, viene disteso sui carboni ardenti al fine di dargli una morte più lenta ed atroce di quella data dal rogo.
Secondo la leggenda, Lorenzo sopporta con impassibilità il supplizio e pare che, rivolgendosi ai carnefici, richieda loro di essere rivoltato per …uniformare la sua cottura. E’ il 10 agosto del 258, quando muore pregando per Roma, la quale gli riserva un amore ed una devozione duratura nei secoli, che neppure i santi Pietro e Paolo riescono ad offuscare.
In realtà, Lorenzo fu senz’altro decapitato poiché, essendo cives romanus, doveva essere sottoposto a quel tipo di condanna a morte
Lorenzo viene solitamente raffigurato come un giovane dalla testa scoperta che indossa la dalmatica (tunica bianca e aperta ai lati indossata dai diaconi durante la messa), che porta una piccola croce, una a borsa con le monete d’oro (rappresentano il “tesoro” delle collette per i poveri) e lo strumento del suo martirio, la graticola.
San Lorenzo, patrono dei cuochi e dei pompieri, è chiamato anche a protezione di chi è colpito da alte febbri.
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