Testo e disegni di Magda Minotti
Stelle cadenti, desideri, speranze:
è la notte di san Lorenzo
Anche questo agosto, per san Lorenzo, se il cielo sarà senza nubi, la notte
regalerà le stelle cadenti. In molti, con il naso all’insù, scruteremo il cielo.
Ad ogni stella vista, si esprimerà un desiderio che, come vuole tradizione, sarà associato
alla speranza che esso si avveri. È sempre stato così.
Ma oltre a questa che, forse, è l’unica fra le credenze ancora attuale, quali erano le tradizioni
legate alla “notte magica”?
Mi pare interessante riportare integralmente quanto scrisse in merito Valentino Ostermann
nel primo capitolo de “La Vita in Friuli - usi, costumi, credenze popolari”, che fu pubblicato nel
1894.
Quest’opera, reputata una delle più pregevoli dellademologia, ossia della disciplina che
studia le tradizioni folcloristiche, raccoglie testimonianze del nostro territorio, approfondite e
completate da documentazione che l’Ostermann consultò nell’ archivio di Gemona, città dove
nacque nel 1841, in quello comunale ed in quello arcivescovile di Udine.

«I contadini friulani, ed i montagnuoli particolarmente, conoscono
un po' di Astronomia, più però per pratiche osservazioni che per
principi scientifici. Mirando il cielo stellato, essi sanno indicare con
sufficiente precisione le ore della notte a secondadelle stagioni.
Il Sole, la Luna e le Stelle sono come tante borchie infisse sul
fondo di una immensa caldaia concava che sovraincombe al
nostro pianeta; e per alcuni anzi il cielo sarebbe fatto come il
cestello per cucinare le bruciate (lis bueriis)(1); lo splendore che
irradia dal trono di Dio passa attraverso dei fori aperti nel
pavimento dei cieli,e quello splendore sono le stelle; per altri
invece le stelle sono corpi reali che popolano la vòlta celeste.
In tal cîl (2)a stan lis stelis,
in tal mar al sta lu pès ;
…OMISSIS…
All'estremo orizzonte questa grandiosa vòlta s' appoggia sulla
nostra terra, e sopra questa vòlta sta Iddio fra i santi; è il
paradiso; lo dice l'altra canzone:
Veit(3) judizi, fantazzinis,(4)
quànd c’o sês a fâ l'amôr,
su parsore (5) son li stelis
e parsore l è il Signor.
…OMISSIS…
Stelis che si smòcin(Stelle filanti o cadenti). È strana veramente
l' idea che anche le stelle abbiano bisogno dello smoccolatoio.
Di questa operazione sono incaricate le anime beate: lo canta
anche Zorutti nell’inno del bifolco Pietro Martelosso:
Voli a moccare i Sideri
per farci più splendor.
Nell'idea volgare par quasi che cada giù il residuoacceso dallo
stoppino delle stelle smoccolate, e dove questo va a cadere, le
erbe e piante sui monti si abbruciano; perciò quando si vedono
certe plaghe prive di erbe si dice che in quel sitocadde una stella.
Se nel tempo in cui la stella filante rimane accesa, qualcuno
arriva a recitare intero un Pater noster, libererà un’ anima dal
purgatorio; se concepisce un desiderio, questo andrà effettuato, e
se pensa a tre numeri, usciranno entro tre estrazioni: avviso agli
appassionati pel lotto!
Se poi il desiderio fosse di aver notizia d' una persona cara,
basterà nella notte mettere sotto il capezzale l'oggetto che si
teneva in mano in quel momento: se l'oggetto lo si aveva nella
sinistra il sogno sulla persona amata sarà angoscioso; se invece
nella destra, il sogno sarà placido e lieto.
Nella Slavia le stelle cadenti sono le vite che si spengono.
Le stelle cadenti indicano il destino (il planet).
Dove vanno a cadere, ivi deve morire qualcuno di morte violenta,
ed in montagna indicano il posto dove taluno dovrà precipitare (lâ
d’itòri).(6) Per questo motivo le nostre montanine, quando
salgono i monti di notte, non guardano mai in alto,perché non si
presenti ai loro occhi questo fenomeno, foriero di disgrazia a chi
lo vede.
Peggiori malanni poi accadranno a chi avverte gli altri del
passaggio d'una stella: Lis stelis no si à di pandilis.(7)
Ma è lecito contarle di soppiatto,ed ognuna equivale a cent'anni di
respiro prima del giudizio universale.
Le notti in cui cadono le piogge di stelle, mettendo una brace
accesa su di una tovaglia od una salvietta, non piglierà fuoco.
Ogni stella che cade indica un nido che faranno gliuccelli in
primavera, ed a mettere in quelle notti un secchio d'acqua in un
cortile, quante stelle si potranno vedere in quello, tanti nidi
faranno gli uccelli in vicinanza alla casa ed alla campagna».
Quanto trascritto, ci ha riportato in un passato non lontanissimo in cui la natura ed i
suoi fenomeni suscitavano sentimenti, usi, costumi e credenze, che si tramandavano di
generazione in generazione.
Si evidenzia chiaramente la consuetudine all’osservazione della natura circostante,
che determinava l’operare nel quotidiano di una società prettamente contadina. Una
quotidianità fortemente scandita dallo scorrere deltempo, dall’alternarsi delle stagioni,
ma anche dalla religiosità tanto presente e strettamente legata al magico…
Quel magico ancora presente in noi, figli della civiltà telematica, che porta tutti, la
notte di san Lorenzo, a stare con il naso all’insù per cogliere al volo almeno una stella
tra quelle cadenti.
“San Lorenzo dei martiri innocenti
piove dal ciel carboni ardenti”
Che siano lacrime versate dal martire durante il suo supplizio, o scintille provenienti
dalla graticola infuocata su cui Lorenzo fu ucciso , non ha importanza, in ogni caso,
creano ancora un'atmosfera magica e carica di aspettative. Nonostante la modernità,
che con la cementificazione, ma soprattutto con l'inquinamento luminoso, ci abbia
rubato i profondi, infiniti cieli blu che potevamo osservare nella loro pienezza, ancor
oggi, ad agosto, guardando il fazzoletto di cielo sopra noi, liberiamo la mente
pensando al concretizzarsi di rosei futuri :
”Stella, mia bella stella, desidero che...”
E la stella che cade, si trasforma in uno scrigno di desideri segreti…
“A Sant Lurinç
va a stelis cul cuinç” (8)
Adulti e bambini si abbandonano silenziosi in fantastici voli in cui la mente ed i sentimenti
umani cercano ancora un aggancio alla speranza.
Emozioni irripetibili, veramente irripetibili.
Emozioni che, nel e dal silenzio, parlano al proprio intimo.
Silenzi che si trasformano in momenti di profonda riflessione sulla nostra “finitezza”,
rispetto all’infinito cielo che ci sovrasta da sempre: un silenzio “stellato” da godere
intimamente.
E i pensieri, in silenzio, s’intrecciano magicamente formando un tutt'uno con l'infinito che ci
sta sopra.
Note: (1) = caldarroste
(2) = nel cielo
(3) = abbiate
(4) = fanciulle
(5) = di sopra
(6) = necessitare soccorso
(7) = palesarle
(8) = bigoncio, vaso di legno,con base ovale più piccola dell'imboccatura, stretto e alto, fatto a
doghe due delle quali più lunghe e bucate dove si infila un palo per trasportarlo, usato per
raccogliere l'uva vendemmiata
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