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di Magda Minotti

Magda Minotti Franzil

La lune di Març(1)

 

 

Març al nus puarte la lus de Viarte
ma miôr che nol vedi la lune stuarte”

Con un pizzico di cattiveria, infatti, i nostri nonni dicevano che la luna, essendo una…donna vuol comandare più del sole.
Ma la luna  e il sole, il giorno e la notte, per almeno un giorno sono d’accordo:

“D’Autun e in Març,
la gnot e il dì si spart ”

Si chiudeva il  “timp scûr” e la Viarte  stava giungendo a grandi passi. 
“La tiere e va in amôr”, un’espressione  che racchiude  il profondo significato  di questa rinascita, il sottolineare che l’equinozio di primavera rappresentava l’avvio del “ritorno alla vita”.
I riti propiziatori alla  nuova vita della natura erano molteplici e coloriti.
Tra essi c’era quello curioso di  mostrare il deretano al sole, rivoltarsi  quasi nudi sulle zolle o simulare un accoppiamento su esse.
Nel Friuli occidentale ed anche nella zona di Latisana, le ragazze solevano rivolgere i glutei nudi verso il sole dicendo:


Març sì, març no,
tenzimi il cûl ma il mostaç no!”

Questo atto, oltre ad essere propiziatorio per la fertilità dei campi, era  un atto scaramantico al fine di proteggersi dall’abbronzatura e dalle lentiggini in volto, derivate  dall’esposizione al sole durante il lavoro nei campi.
Allora non era di moda la tintarella e le signore chic, dovevano avere la pelle di...luna!
A proposito di luna, i nostri nonni ricordavano che le fasi della luna regolavano  da sempre le attività non solo della vita contadina.
Da qui l’importanza dal lunari che,  con marzo “lunatico” per i suoi cambiamenti di…umore, e  con la Vierte, acquisiva maggior importanza.
Lis voris di fâ erano ricordate non solo dai proverbi, ma anche dalle fasi lunari che  venivano evidenziate, appunto, tal lunari (2)  che indicava, così, i momenti più adatti per compierle.
Si raccomandava  di seminare le piante da taglio e da seme con la lune gnove, mentre il vecjo di lune (calante) favoriva le altre semine ed i trapianti.

  “La luna marzolina
  fa nascer l’insalatina”

Non parliamo, poi,  dell’ influsso delle fasi lunari  sui i vini o sul taglio dei capelli o sui parti  des feminis e  des eèstis.
In questi ultimi casi, la lune plene era… determinante.
E la luna aveva a che fare anche con San Benedetto (3), il ventuno del mese, data importante anche per sapere quando sarebbe caduta la Pasqua.
La domenica seguente il primo  plenilunio dopo il  ventuno marzo è, infatti, la data fissata con calcoli sulla base delle fasi lunari, in cui cade la Pasqua. (4) 
Il passaggio tra l’inverno e la primavera coincide con uno dei periodi des Cuatri Temporis, le Quattro Tempora (5), ossia i giorni di digiuno e di preghiera all'inizio delle stagioni che, nell’eterna ruota del tempo, iniziavano con gli equinozi (primavera e autunno) o con i solstizi (estate  e inverno).
Questi periodi erano, secondo la tradizione, quelli in cui streghe e stregoni,  pronti a lanciare malocchi e fatture, insidie del diavolo,  forze maligne e benandanti (6) erano più che mai presenti ed attivi…

“Març matucel,
        al è de Vierte il portel”

Davvero strano marzo, volubile, bizzarro e mutabile, condizionato dalla luna, marzo pazzerello, un vero…lunatico:

“Marzo pazzerello
guarda il sole e prendi l’ombrello”

Note:

(1)=  Nell’antica Roma , sino al 153 a. C., l’anno aveva dieci mesi ed iniziava il primo di marzo.  Il 15  del mese (le Idi),  giorno in cui anticamente si faceva cadere la luna piena che prendeva il nome  di Anna Perenna, c’era una grande festa  in un bosco sacro lungo la via Flaminia.

Anna Perenna, “la luna che l’anno completa con i mesi” era, dunque,  la dea dell'anno nuovo e la festa a lei   dedicata aveva lo scopo di propiziarsela nel passaggio da un anno all’altro (annare).
Anna  era , appunto, la  personificazione del continuo girare della ruota del tempo,  del perenne  rinnovarsi   degli anni…
Presso i romani vigeva l'augurio di: “annare perannareque comode” , cioè passare un buon anno dall' inizio alla fine.

(2)= Il lunario è  una tavola che riporta  i giorni del mese, le fasi lunari, le fiere, i santi, le previsioni  sul tempo e sui raccolti.

(3)=  Per seguire il criterio di festeggiare i santi nel giorno della loro morte, la riforma del calendario liturgico  (1969) ha spostato la ricorrenza di San Benedetto dal 21 marzo all’11 luglio giorno, appunto, della morte del santo monaco.

Poiché i monasteri benedettini erano sparsi in tutta Europa (dal VI al XVI secolo) e, attraverso la loro presenza, i popoli barbari furono convertiti al cristianesimo, papa Pio XII proclamò Benedetto Padre dell’Europa.
Nel 1964 papa Paolo VI, lo proclamò anche Patrono dell’Europa.
l santo pare sia arrivato a Cassino (fra il 525 e il 529) dove costruì il famoso monastero sulle rovine del tempio di Apollo e di Giove.
Qui  morì nel 550 e vi fu sepolto assieme alla sorella, Santa    Scolastica.
Nonostante le distruzioni del monastero (nel 883 per opera dei Saraceni e nel 1944 a causa dei bombardamenti degli alleati), Montecassino conserva ancora il sepolcro dei due grandi fratelli. 

(4)=  Il concilio di Nicea nel IV secolo d. C., ha stabilito questa regola.

      Pasqua, quindi, può cadere dal     giorno  successivo a San Benedetto (22/3) e San Marco (25/4).
Quest’ultima data sarebbe veramente nefasta poiché  coinciderebbe con la.... fine del mondo!
A  ricordare questa  remota possibilità catastrofica,  c’è un detto dei nostri vecchi che recita così:

“Quando san Giorgio Iddio crocefiggerà ( 23/4 ),
che san Marco lo resusciterà (25/4),
che san Giovanni ( 24/6)  lo porterà,
la fine del mondo arriverà!”.

        Stiamo tranquilli, non potrà mai accadere nulla di simile!

(5)=  Le “Quattro Tempora”, cioè Quattro Stagioni che, forse, sono nate a Roma durante il quarto secolo per  cristianizzare e contrapporsi alle cerimonie pagane   legate all’inizio delle stagioni.

Il calendario liturgico di rito romano ricordava il naturale, ma straordinario scorrere del tempo ed i suoi cicli, in  tre giorni della stessa settimana, mercoledì, venerdì e sabato, destinati al digiuno, alla penitenza ed alla preghiera, che avrebbero permesso agli uomini , purificati, di entrare nella nuova stagione.
Queste giornate erano così fissate:

    1. fra la prima e la seconda domenica di  Quaresima,  per l’equinozio di primavera (“Reminiscere”);
    2.  tra   la Pentecoste e la Solennità della Santissima Trinità, per il solstizio d’estate (“Trinitatis”);
    3.  la settimana successiva all' Esaltazione della Santa Croce (14 settembre, “Crucis”), per l’equinozio d’autunno;
    4.  fra la terza e la quarta domenica di  Avvento (solstizio d’inverno,”Luciae”).

Il digiuno e le preghiere, uniti ad opere di carità e a messe erano, per i  nostri nonni, il mezzo per ringraziare Dio per i prodotti e quanto ottenuto nella stagione appena trascorsa, ma anche  quali mezzi  propiziatori sia sui frutti della terra, sia sugli animali domestici della stagione che stava iniziando.
L’inizio stagionale era caratterizzato, oltre che  da riti di  espiazione e  propiziazione,  anche  da  preghiere per i defunti.

 (6)= I benandanti, i benandants  erano creduti esseri a servizio del male   ma, in tempi remoti, erano considerati  buoni  e protagonisti di un culto  legato alla fertilità della terra.
Si credeva  fossero nati con la camicia o con i piedi per cui, quando nasceva un bambino in questo modo, di certo era  un benandant.
Nonostante  fossero grandi e grossi, volavano su carri  luminosi e pare che, ai tempi in cui erano ritenuti  buoni, portassero  canne di   finocchio per  difendere  dalle streghe i raccolti dei campi. Passati al servizio del male, invece, volando, lanciavano, sempre dopo il tramonto,  le scuri nelle ginocchia di chi osasse essere ancora fuori casa…
Nel periodo che   va   dall’Avvento all’Epifania,inoltre,  amavano  nascondersi nei crocicchi dei sentieri e  della  strade:  lì, ne combinano delle belle! Oltre a spaventare le donne, si divertivano a mangiare lis bestis de stale ma, poco prima del rintocco dell’Ave Maria  mattutina, ricomponevano   lo scheletro degli animali e, dopo averlo ricoprerto con la pelle,  lo rianimavano e lo riportavano nella stalla. E così per i contadini,  quando un animale era dimagrito in poco tempo,  la colpa era senz’altro dai  benandants!Pare che molti mugnai fossero benandants parcè  a  jerin nassûts cu la cjamese.